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Non un genocidio

May 07, 2024May 07, 2024

Cose terribili sono accadute in molte scuole residenziali canadesi. Ma descrivere queste istituzioni come strumenti di omicidio di massa è inesatto.

Il movimento per descrivere il sistema canadese delle scuole residenziali indiane come un “genocidio” ha guadagnato slancio a partire dalla fine del XX secolo. Questo slancio è diventato più forte nel 2021, quando è stato affermato che le tombe senza targa di centinaia di bambini indigeni che avevano frequentato queste scuole erano state trovate utilizzando un georadar. Anche se nessuna delle tombe dichiarate è stata ancora ritrovata, il panico sociale che ha seguito gli annunci iniziali non si è del tutto attenuato.

Nel 2022, i parlamentari canadesi hanno votato all'unanimità a favore di una mozione parlamentare che descriveva le scuole come genocide. Persino il Papa ha ora usato la parola “genocidio” per descrivere le scuole e il più ampio progetto di assimilazione che rappresentavano: uno sviluppo notevole dato che la Chiesa cattolica gestiva quasi il 50% di queste istituzioni finanziate dal governo durante il loro periodo di attività, dal dal 1870 fino al 1997.

In effetti, la parola genocidio viene ora pronunciata in modo così casuale riguardo ai circa 150.000 studenti indigeni che hanno frequentato le scuole residenziali, che è facile dimenticare quanto recentemente questa accusa sia diventata popolare. Nel 1996, la Commissione reale canadese sui popoli aborigeni incriminò le scuole residenziali per gli “orrori” commessi sotto la loro sorveglianza, portando il Dipartimento per gli affari indiani e settentrionali (come veniva allora chiamato) a rilasciare una dichiarazione secondo cui le scuole residenziali erano colpevoli di creando una “tragica eredità”. La parola “genocidio” non è stata usata.

Anche nel 2015, quando Beverley McLachlan, allora Presidente della Corte Suprema del Canada, intervenne sulle scuole residenziali, descrisse la loro missione di assimilare i bambini indigeni come un genocidio “culturale”; piuttosto che genocidio, punto. Questo linguaggio è stato ripreso quello stesso anno in un volume riassuntivo pubblicato nel 2015 dalla Commissione canadese per la verità e la riconciliazione, in cui si riportava che per oltre un secolo, l'obiettivo centrale del governo era stato quello di "far cessare di esistere le popolazioni aborigene... il che può essere meglio descritto". come 'genocidio culturale'”.

Negli ultimi otto anni la qualificazione “culturale” è venuta meno. Ed è ora considerato eretico contestare l’affermazione secondo cui il sistema scolastico residenziale canadese si qualifica come un vero genocidio nel senso dell’Olocausto, dell’Holodomor o del genocidio ruandese, nonostante il fatto che tale classificazione rimanga discutibile secondo il diritto internazionale. In effetti, alcuni attivisti canadesi sostengono che anche discutere sull’applicabilità della parola “genocidio” al sistema scolastico residenziale sia, di per sé, uno “strumento di genocidio”.

Ciò nonostante, è ciò che intendo fare nel saggio che segue.

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